Capitolo primo
Paragrafo quarto
Tramonto su Campolongo - Salerno |
Quello
schema nel sogno invece, con poche linee, rappresentava degnamente
come si sarebbe svolto quel momento e le modalità in cui
Alex sarebbe intervenuto. Secondo il professore, così come spiegava
anche il tracciato alla lavagna, bastava che Alex rivolgesse la sua
attenzione ad alcune parole magiche e a dei gesti precisi. Sarebbero
stati questi i segnali indicanti ad Alex come e quando intervenire, ed anche se temesse che quell'incarico fosse troppo impegnativo, suo malgrado dovette accettare. Non se la sentì di rifiutare poiché il professore gli stava
veramente servendo un'occasione d'oro su un piatto d'argento, e così
Alex ne convenne che avrebbe recitato la “parte” dell'assistente.
Decise di mandare a mente lo schema del professore memorizzandolo in
ogni suo passo; si rese così conto che il lavoro da svolgere risultava più semplice a farsi
che a pensare di farlo. In realtà trovarsi di fronte ad una platea
così vasta come sarebbe stata quella che tra poche ore avrebbe
riempito l'aula magna era motivo di inquietudine. Aveva bisogno di
una soluzione per allentare lo stress che la timidezza gli procurava
in quella situazione, in cui la parte di assistente del grande e
geniale professore, rappresentava, invece un buon trampolino di
lancio per la sua carriera. La soluzione fu di convincersi che tutto
sommato, non avrebbe avuto modo di guardare il pubblico negli occhi,
poiché gli occhi, i suoi per l'appunto, sarebbero stati abbagliati
dai riflettori puntati verso la sua persona e quella del professore.
Difficilmente quindi avrebbe visto chi lo guardava. A questa idea il
suo animo si rassicurò non poco.
Il
professore per infondergli maggior coraggio, ed in questo non
mostrava affatto quel suo lato spiritoso con cui affrontava
problematiche anche importanti, gli suggerì di farsi un giro di
perlustrazione della sala congressi. Gli consigliò
di prendere conoscenza della posizione della sua poltrona e del
tragitto che avrebbe percorso per raggiungere il palco. Questa visita
alla sala gli avrebbe permesso di acquistare sicurezza e padronanza
in tutto ciò che sarebbe avvenuto dopo. Ed Alex così fece. Si
addentrò nella sala e prendendo coscienza di quello spazio si
immaginò come si sarebbe svolta il suo recarsi al palco e cosa
avrebbe detto il professore e come egli lo avrebbe assistito durante
la conferenza. Tutto questo immaginare durò forse qualche secondo.
La mente è sempre molto rapida a costruire false realtà, anche se
in questo caso si trattava di crearne una che di li a qualche ora si
sarebbe verificata concretamente.
Alex, come già detto, cercava di evitare la proposta del professore con la scusa di parcheggiare la macchina del suo amico, che nella vita reale
esercitava la professione di architetto e con cui non intratteneva
più nessuna relazione avendone interrotto da tempo l'amicizia. Alex
rivolse il suo sguardo a Raphael, apparso sulla scena del sogno, constatando con amarezza che
nonostante fossero passati tanti anni sembrava non fosse invecchiato.
A ben pensarci era vecchio già da giovane. Sul viso circondato dalla
solita barba alla leonida permaneva la consueta espressione senza
emozione, come di chi, a parte dalle proprie idee, non è interessato
ad altro. Con l'architetto, invece, erano stati colleghi di lavoro ed
il datore un giorno si trovò a fare una scelta. L'azienda
attraversava un periodo difficile, le commesse erano in calo, i
debiti in aumento, e si doveva ricorrere ad una riduzione dei costi.
Uno dei due sarebbe stato licenziato, e la decisione, almeno per quel
reparto, riguardava Alex e il suo ex amico architetto. La scelta
cadde sull'ultimo arrivato, su Alex, nonostante le sue competenze superassero quelle del collega; queste di Alex andavano
dalla contabilità all'informatica, dal marketing alla consulenza
aziendale. In verità all'azienda non interessava e né serviva un
architetto; riguardo alle competenze del collega, il disegno,
il calcolo, chiaramente Alex non poteva concorrere, e comunque
l'amico era praticamente sprecato in quella dimensione aziendale. In
realtà tutte le sue complesse specificità architettoniche si
riducevano a qualche disegnino su autocad e a concordare con il capo
produzione, che ne sapeva molto più di lui, su come affrontare gli
aspetti tecnici legati alla produzione.
Per questo ad Alex gli fu
consegnata la lettera di licenziamento e l'azienda si tenne
l'incapace quanto inutile architetto confermando con tale azione la
mediocrità di tutti quegli imprenditori, e non sono pochi, che
preferiscono mettere alla gogna competenze e professionalità pur di
tenersi in azienda l'amico dell'amico o l'amico della persona
influente di turno. Questa classe di imprenditori, dopo essersi
assicurata l'incompetenza del dipendente amico passa poi a lamentarsi
del mercato che “non tira”, dei clienti che “non pagano” e
delle inefficienti politiche dello stato e delle banche per finire
alla spietata e sleale concorrenza dei cinesi. Ad altri colleghi
sarebbe toccato a breve, considerando la maestria con cui si
esercitava la gestione dell'azienda, inevitabilmente, la stessa
sorte; l'azienda stagnava in una recessione economica e la
possibilità di conservare un posto era sempre più labile. Tale
situazione avrebbe riguardato, nel breve futuro, molte figure
lavorative di quell'azienda.