Una
pagina importante.
Nell'estate del 2011 avrei dato
la seconda sessione di esami per il conseguimento della qualifica di
counselor. Ero al terzo anno e al quarto mese di supervisione. Il 3
di maggio mi diagnosticano una “massa di cellule non meglio
identificata che si è stesa sulla corda vocale destra”. Avevo già
da qualche mese problemi di voce bassa e rauca, ma dagli esami fatti
fino a quel momento non “c'era niente” e, chiaramente, non c'era
neanche una spiegazione dei miei problemi di voce. La vita però ci
conduce sempre alla verità, anche se fa male. Fu così che un mio
amico dottore mi spinse a prendere appuntamento da un suo amico
otorinolaringoiatra. Una visita di dieci minuti fu sufficiente, per
questo medico, per invogliarmi ad agire immediatamente affinché mi
ospedalizzassi per sottopormi a successivi accertamenti. In verità
fu molto chiaro ed esplicito: nove probabilità su dieci che lei ha
un cancro alla laringe, mi disse.
Interruppi gli studi di
counseling, mio malgrado, e dopo neanche una settimana, l'8 maggio
del 2011, entrai in ospedale.
Riporto alcuni scritti che
composi in quel periodo commentandoli con delle riflessioni
psicologiche cercando di cogliere significati, simbolismi, stati
emotivi.
21
giugno 2011 h.20:32
Stamattina,
mentre stavo nel cilindro della risonanza magnetica, pensavo e
riflettevo che ogni giorno che passa ed ogni esame clinico in più è
un passo verso la vittoria. Riflettevo anche sul significato che
queste malattie stanno dando alla ricerca scientifica, spingendo
medici e scienziati alla costruzione di macchine sempre più
sofisticate, in grado di fornire un numero sempre maggiore di
informazioni sul funzionamento del corpo umano. In effetti, queste
malattie hanno il privilegio di spingerci ad indagare sempre di più
il corpo e le sue dinamiche. Stavo per addormentarmi tre volte nel
tubo. Ci sono rimasto quasi un'ora. Stasera mi ha chiamato anche
Giulia, e ieri sera invece mi ha telefonato Marina. (due
colleghe del corso di counseling).
Questo
scritto mi dà la sensazione che il cancro alla laringe, quanto meno
in quel momento del decorso della malattia, non sia una grande
preoccupazione. Ragionare sugli sviluppi della scienza e della
tecnologia, proprio nel mezzo di un'esame importante e anche molto
frustrante quale risulta essere l'esperienza della risonanza
magnetica (immobilizzato dalla testa ai piedi nella semioscurità di
un enorme cilindro di ferro) può sembrare un modo di deflettere dal
problema, dalla sofferenza. Come potrebbe anche essere l'evoluzione
di una maturità consapevole su un aspetto doloroso. Riporto qualche
passo scritto precedente.
20
maggio 2011
Il
chakra della voce è il chakra della comunicazione.
Cosa
mi impedisce di comunicare?
Come
mi fa sentire la mia incapacità di comunicare?
Ho
risolto qualcosa non comunicando?
Penso
di essere isolato?
Provo
un senso di soddisfazione?
Mi
sento frustrato/umiliato?
Provo
rabbia per questa situazione?
E
se fosse irreversibile? Come ti fa sentire questo?
Pensi
che ci sia una soluzione?
E
quale potrebbe essere una soluzione?
Risposta:
Una soluzione potrebbe essere quella di dire la verità!
Un'altra
soluzione potrebbe essere quella di parlare (quindi comunicare) con
sincerità.
Erano
trascorsi circa 2 settimane dal mio ingresso in ospedale e le domande
erano ancora tante. Perché era successo quel che era successo?
Perché proprio a me? Questo, in sintesi, anche se lo nascondevo
addirittura a me stesso, il senso sottinteso delle domande che mi
rivolgo. In grassetto sottolineato ho riportato fedelmente quelle due
paroline dove sembra che stia parlando a qualcuno. A chi sto mi sto
rivolgendo in quel momento? Chi è il mio alter ego? Sono io che mi
vedo soffrire? Il Come ti fa sentire questo?
e “Pensi
che ci sia una soluzione?”
sembra il counselor che chiede al cliente. Vedo come uno
sdoppiamento, io che pongo domande a me stesso. Evidentemente la
voglia di sapere era tanta. Come pure di trovare una soluzione.
2
giugno 2011 9:28
Questo
ospedale è un luogo di sofferenza, sento che le mie preghiere hanno
un senso per tutti gli ammalati che sono qui ricoverati.
Sto
aspettando i risultati della biopsia.
10
giugno 2011 h 22:00
Oggi
ho riparlato con l'oncologo, il dott.Pepe, riguardo alla radioterapia
in trattamento congiunto alla chemioterapia.
11
giugno 2011 h 7:30
Sono
determinato a vincere, mi sottoporrò alla radioterapia e alla
chemioterapia e trasformerò questo veleno in medicina. E' questa una
grande occasione che mi si presenta per trasformare la mia vita, per
trasformare la mia paura in coraggio.
11
giugno 2011 h 10:10
Ho
confermato al dottor Cavaliere la mia decisione di andare in
radioterapia più chemioterapia. Dopo 15 minuti vengo richiamato per
firmare la mia decisione sulla cartella clinica e mi dicono che
faranno al più presto ciò che c'è da fare poiché non posso
aspettare tre mesi come d'ordinanza. Recitare per ringraziare e per
allineare gli eventi secondo la legge mistica affinché tutto vada
per il meglio. Grazie. Nam myo ho renghe kyo.
Nessuno
tra familiari e dottori, fatta eccezione per l'oncologo,
condividevano la mia scelta di evitare l'asportazione della laringe
(corde vocali comprese) per sottopormi a trattamento alternativo
(radio e chemio). Fu una scelta che pesò tutta sulle mie spalle e
dovetti addirittura difendermi dalle accuse di superficialità che mi
si muovevano contro. Le mie condizioni di salute, la mia voce bassa e
sibilante, mi esimeva dallo spiegare le mie motivazioni intime,
invitandomi ad agire più che a spiegare il mio agire; a rigor di
logica, chiunque al mio posto avrebbe fatto altrettanto. Invece il
dottore Pepe mi illuminò su un aspetto che non prendevo in
considerazione nel mentre esaminavo le varie ipotesi di trattamento.
Mi disse: “Sig.Boccia, esistono persone che mi dicono 'dottore
faccia qualcosa, qualsiasi cosa purché mi togliete questa malattia'
e altre persone che dicono 'dottore, fate qualsiasi cosa, basta che
mi lasciate la voce'”. Una frase per illuminarmi sulla enorme
diversità degli individui che compongono questa umanità.
A ben vedere il mio diario
riporta fedelmente i momenti in cui prendo una decisione importante.
Rilevo che non ci sono domande tra le righe di quei giorni, domande
invece che riempivano le pagine dei primi giorni di degenza.
Scrivere mi aiutava a
riflettere, a pensar-mi, a concentrarmi e anche a scaricare i momenti
bui, quelli dove il dolore si fa sentire e dove a volte le lacrime
offuscano le parole, confondendo i righi.
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