La
corrente esistenzialista.
A
ben vedere, questi “pensatori”, non erano poi tanto scollati
dalla realtà, i loro studi e le loro riflessioni, proprio come una
vera scoperta scientifica, si riversavano nella società, nella
quotidianità degli individui, offrendo, con il loro pensiero,
alternative di nuove e più proficue possibilità di sviluppo,
agevolando i popoli a trovare nuove strade verso il benessere, non
solo psicologico, ma anche sociale.
L'esistenzialismo
che succede alla filosofia umanistica, senza chiaramente prenderne il
posto, risulta essere un giusto anello di congiunzione e la naturale
evoluzione del pensiero filosofico, che come si può ben immaginare,
non è possibile scindere dal pensiero moderno della psicanalisi.
Possiamo affermare, sembra ombra di dubbio, che la psicanalisi è
figlia di quella zona franca della filosofia che si occupò (e si
occupa) del fenomeno della mente, dei processi psichici e di tutto
ciò che è riconducibile ad un epifenomeno. Per questo, tra i vari
momenti storici fin qui dibattuti, tralasciando gli sviluppi
dell'umanesimo che avevano preceduto Leibniz, e a cui erano giunti
grandi come Giordano Bruno, Tommaso Campanella, e prima ancora Nicola
Cusano e Copernico, l'esistenzialismo, nello sviluppo del pensiero
psicologico, produce un maggiore ancoraggio alle tematiche che la
psicologia e la psicanalisi moderna si trovano ad affrontare, alle
soglie del XIX secolo, in Europa. L'esistenzialismo sottolinea, come
in un immaginario caleidoscopio capace di mettere a fuoco tutte le
esperienze che la conoscenza aveva prodotto fino a quel momento, la
responsabilità individuale, la libertà di scelta e l'autenticità
dell'esistenza. Il periodo che più risente dell'influenza di tale
corrente filosofica è la cultura, la scienza e la società
occidentale che vive a cavallo tra l'800 e il '900.
La
parola esistere
ha radici latine, existere,
che significa “venire fuori” e il significato era accentrato
sulla persona che esiste,
esaltandone l'essere umano nell'atto di emergere.
L'esistenzialismo si centra quindi sul processo del divenire
dell'uomo. Il counseling si centra sul processo di trasformazione
degli individui e la filosofia su cui si dibatte, in queste pagine,
non è un vuoto a perdere, ma ha contribuito, come insisto a
dimostrare passo passo, alla generazione del pensiero che alimenta il
counseling inteso come risorsa per “aiutare” gli individui a
realizzarsi nella loro vita. Pascal (1623-1662), considerato
precursore remotissimo dell'esistenzialismo, mentre intorno a lui ci
si occupava di questioni gnoseologiche, egli era tutto centrato su
argomenti che riguardavano l'esistenza dell'uomo. Per questo Pascal
rifiuta il rigoroso razionalismo cartesiano mettendo da parte la
questione se Dio esiste o meno. Il punto, per Pascal, è il seguente:
quale risvolto si verifica sulla vita dell'uomo il credere o il non
credere in Dio? Questa domanda dimostra palesemente l'interesse di
Pascal verso il comportamento umano, verso il flusso dei suoi
pensieri e delle sue azioni. Anche sotto questo aspetto, il pensiero
del filosofo Pascal, contiene una razionalità e un pragmatismo che
addirittura supera il pensiero meccanicistico che imperava a quel
tempo. Non fu da meno, infatti, quando, mettendo in pratica le sue
conoscenze di matematica e di fisica, contemporaneamente ad Hobbes,
inventa il primo calcolatore. L'occuparsi di come e su cosa avrebbe
influito la fede, la religione, e guardando un po' più in là,
quanto la visione che l'uomo detiene del suo mondo influisce sulla
morale, sull'etica e sul comportamento è chiaramente un'attenzione
rivolta al processo di formazione delle idee e, di conseguenza, alla
sfera psicologica dell'uomo. Kierkgaard (1813-1855), parafrasando una
ben consumata frase, passa dal pensiero (cosa succede all'uomo se
crede o non crede in dio - Pascal) all'azione; egli affermava: la
verità esiste per l'individuo, solo in quanto egli la traduce in
azione.
Così dicendo affermava l'importanza del valore dell'esperienza che
un uomo fa dei fatti immutabili. Per K., l'esperienza non è un
concetto astratto, ma un vissuto che poi ciascuno di noi integra nel
proprio bagaglio personale, fatto di memorie, di concetti, di
opinioni. Gli individui trascendono sempre il meccanismo (la
dinamica dei fatti) secondo la loro personalità. La dimensione
esistenziale dell’uomo è quella dell’aut-aut:
siamo continuamente costretti a fare scelte, scelta come azione (per
K.): scegliere la facoltà universitaria, medicina o lingue?
ingegneria o giurisprudenza? e cosí via. Naturalmente la scelta di
una possibilità implica che l’altra scelta è stata abbandonata:
non è possibile scegliere contemporaneamente due possibilità. Il
fatto apparentemente banale della scelta, inevitabile nella vita
umana, per K. è generatore di angoscia. Per quale motivo? Perché
ogni scelta, nonostante non ne siamo consapevoli, implica l’orizzonte
della nostra finitezza, l’orizzonte della morte. Se avessimo una
vita infinita, infatti, potremmo scegliere tutte le alternative, in
successione una dopo l’altra: letterato, poi filosofo, poi
giurista, poi medico, ecc., ma questo implicherebbe di avere davanti
un tempo infinito; essendoci invece l’orizzonte della morte si è
costretti a scegliere. L'essere condizionati a fare scelte, e
inevitabilmente rinunce, è la filosofia esistenziale di K.: devo
scegliere A e se ho scelto A devo aver rinunciato a B, se scelgo B
devo rinunciare a C, e cosí via. Per tutta la vita siamo costretti a
fare scelte, in quanto la dimensione esistenziale dell’uomo è
quella della possibilità
e della scelta.
Il focus della teoria di K., che viene travasato nel pensiero del
counseling, determinandone buona parte del “carattere”
filosofico, è proprio l'aspetto esperienziale dell'esistenza a cui
il pensatore dedica buona parte delle sue ricerche, così come la
considerazione che le scelte (azioni) ci portano a compiere
(esperire) altre scelte. Il counseling, integrando la teoria della
conoscenza attraverso l'azione (consapevolezza del significato
dell'esperienza) e concretizzandola in tecniche ad hoc
(riformulazione rogersiana, gestalt, teoria dei giochi dell'analisi
transazionale), ci porta a conoscere il mondo (interiore) facendo
esperienza delle nostre emozioni, dei nostri sentimenti, così da
condurci a prendere quelle decisioni che, secondo noi (libertà di
scelta), ci aiuteranno a conoscerci meglio e a vivere meglio.
La
frase famosa di J.P.Sartre (1905-1980): Non
è tanto importante ciò che gli altri fanno di me, ma ciò che io
faccio di ciò che gli altri fanno di me,
sintetizza il pensiero esistenzialista in tema di scelta.
L'esistenza, come per Kierkgaard, precede l'essenza. La teoria di
Hegel, che poneva l'essenza come principio universale dell'esistenza,
viene tenuto a bada anche da Sartre, che come riprendendo il filo del
discorso di K. sostiene che la scelta è quindi inevitabile e persino
scegliere di non scegliere è una scelta. Anche nel pensiero
sartriano l'angoscia occupa un posto chiave: l'angoscia è
riconoscere l'inevitabilità della scelta individuale (condanna della
scelta). Il counseling, riprendendo l'essenza di questo filosofo,
porta il cliente a differenziare ciò che gli accade (i fatti
dell'esistenza che gli tocca vivere: amare, gioire, soffrire, subire,
agire...) da ciò che questi fatti rappresentano per il suo mondo
interiore. Nel counseling si invita a spostare l'attenzione dagli
eventi a ciò che gli eventi suscitano in noi. Si intravede, in
questo pensiero di Sartre, già un primo abbozzo di quel concetto che
sarà alla base della Teoria della Gestalt e che va sotto il nome di
figura-sfondo.
Secondo
Heidegger (1889-1976) l'uomo è colui che si pone il problema del suo
stesso esserci. H. riduce a due le situazioni in cui l'uomo decide di
esserci: la situazione emotiva e la comprensione. La situazione
emotiva a cui fa riferimento H. è la paura come derivato
dell'inautenticità, anche se l'autenticità porta con sé l'angoscia
della morte, è anche vero che questo è un modo autentico
di essere nel mondo.
La comprensione si allaccia alla caratteristica principale
dell'esserci: l'autoprogettazione cosciente del proprio futuro. Il
circolo del pensiero di H. si chiude sintetizzando che l'uomo può
scegliere di realizzarsi nell'autenticità o perdersi
nell'inautenticità. Anche qui un riferimento al counseling, per
continuare ad essere in tema, mi spinge a dichiarare che l'essere
autentico è una delle qualità che un counselor deve necessariamente
possedere. Carl Rogers spingerà molto il suo pensiero su questa
strada fino a formulare il trittico delle tre A (specificità per un
counselor): Autenticità, Accoglienza e Accettazione.
Riepilogando,
i concetti centrali della filosofia umanistica-esistenziale di cui
abbiamo discorso fin qui sono i seguenti: conoscenza attraverso
l'azione, la volontà, l'impegno e la decisione, l'individualismo. Su
questi concetti nasce e si diffonde la psicologia
umanistica-esistenziale.
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