La
psicologia umanistica-esistenziale.
Il
1962 è senza ombra di dubbio l'anno di nascita della psicologia
umanistica. E' l'anno in cui Abrahm Maslow (1908-1970) propone a
molti colleghi tra cui Rollo May, Gordon Allport, Carl Rogers, Victor
Frankl, di riunirsi in un'associazione avente la finalità di
studiare il comportamento umano sulla base delle motivazioni positive
degli individui. Nasce così il movimento della terza forza, le altre
due erano rappresentate dalla psicanalisi e dal comportamentismo.
Queste due ultimi movimenti psicologici adottavano un modello di uomo
governato da pulsioni o istinti, quindi reattivo all'ambiente. Maslow
e gli altri suoi colleghi contestavano questa visione pessimistica e
meccanicistica dell'uomo, rifacendosi alle teorie della filosofia
umanistica e a quelle della filosofia esistenziale.
Per
la psicologia umanistica il concetto centrale è: l'uomo ha il
compito di autorealizzarsi. Il fallimento di tale compito porterebbe
sensi di frustrazioni e di colpa. Essendo le motivazioni le forze che
ci spingono verso l'autorealizzazione, Maslow propone una teoria
motivazionale. Egli individua una scala di motivazioni (la piramide
di Maslow) che soddisfatte ci portano all'autorealizzazione. Le
caratteristiche dell'uomo realizzato sono di cooperare in sinergia
con tutte le parti della personalità per l'adattamento pieno alla
vita.
Il
contributo di Gordon Allport (1897-1967) nell'alimentare la terza
forza è sicuramente quello di rivisitare in chiave storica i
concetti di Io e del Sé formulati da molti autori di psicologia.
Egli conia il termine autonomia
funzionale
per indicare quei comportamenti che, una volta appresi, si perpetuano
senza bisogno di essere rinforzati.
Con
Carl Rogers la psicologia umanistica-esistenziale raggiunge, molto
probabilmente, il suo apice in termini di rivoluzione accademica. I
suoi studi lo portano a formulare La
terapia centrata sul cliente.
La rivoluzione principale consiste proprio nel termine cliente,
per Rogers, la psicologia (così come la medicina) deve essere al
servizio di chi ne ha bisogno. Dal concetto di servizio al termine di
cliente
(in sostituzione del termine paziente) il passo fu breve.
L'autorealizzazione di cui parlano i suoi colleghi, R. la definisce
tendenza
attualizzante
e sostiene che ogni organismo è dotato di questa forza che lo spinge
a sviluppare le capacità per mantenere, migliorare e accrescere
l'organismo stesso. Quando questa tendenza a migliorarsi viene
bloccata il processo di crescita dell'organismo subisce esso stesso
un arresto e le persone, gli individui, sperimentano una grave
rottura del loro senso di integrità. E' l'inizio di un cammino di
sofferenza, la vita, per come la percepiamo, non è più la stessa,
anzi diviene essa stessa fonte di dolore. Per Rogers, il compito
primo del terapeuta (anche questa è un'altra rivoluzione) non è
quello di aiutare il cliente a capire cosa gli è successo, a fornire
uno strumento psicologico da usare per “risistemare” i suoi
pensieri e le sue disfunzionalità, ma è quello di definire un
spazio dove regni un clima di accettazione incondizionata (il
setting), dove il cliente possa sentirsi a proprio agio e piano
piano, riprendere il contatto con quelle parti di Sé, sentimenti,
emozioni, valori, principi, atteggiamenti, comportamenti, che
l'esperienza aveva scissi. I compiti del terapeuta, per R., quindi
non consistono nell'orientare il cliente in una determinata direzione
ma di creare le condizioni per lo sviluppo e il ripristino del
processo interno al cliente. Per R. il cliente stesso è
il processo
e questo processo necessita di condizioni ben definite per
ri-portarsi in una situazione di benessere. Queste condizioni sono
tutte quelle che permettendo l'instaurarsi di un clima di fiducia tra
il cliente e il terapeuta (alleanza terapeutica), agevolano
l'autoesplorazione, chiarificano il mondo interiore, sviluppano il
decisionismo. Tutte condizioni, queste, fondamentali per favorire
l'autonomia esistenziale del cliente.
La
psicologia umanistica riporta l'attenzione sulla persona che
esperisce e non sul metodo. Pone attenzione ad alcune qualità umane
come la creatività, la scelta, la valutazione e l'autorealizzazione.
Mette in risalto il significato soggettivo della scelta e la
ricchezza di potenziale umano contenuto in ogni individuo. Il
counseling, figlio della psicologia umanistica-esistenziale, rimette
in campo tutto ciò che di buono ha trovato nel cammino del sapere
psicologico, ri-mettendolo al servizio del cliente.
Un
discorso a parte va fatto per la Terapia della Gestalt, a cui Perls
(1893-1970) ha dato tutta la sua vita, e dove sapere occidentale e
orientale si fondono fino a formare un'unica teoria, da molti
definita olistica. La gestalt, privilegiando il graduale sviluppo
della consapevolezza (awareness) come premessa alla capacità di
autoregolazione dell'organismo, disconosce il primato della libido
come realtà pulsionale. Supera la dicotomia Es-Superio preferendo
una visione olistica dell'individuo nel termine, più propriamente di
origini orientale, espresso dal concetto del Sé. L'attenzione in cui
il cliente è invitato a sperimentare se stesso (il proprio Sé
quindi) è il momento presente. L’adesione alla concezione del
fluire energetico come condizione di salute in antagonismo al blocco
come espressione di sofferenza e di malattia, ricorda molto da vicino
il pensiero di Rogers. L'unico istante di tempo dove il qui ed ora
diviene senso e significato importante per la crescita della
consapevolezza, è il momento presente. Il processo che porta Persl a
definire la Terapia della Gestalt inizia nel 1926 quando viene in
contatto, durante il lavoro di assistente di Goldstein, con la
Psicologia della Forma. Quello che più interessa, e che riporterò
poi nella descrizione della mia esperienza, è il ciclo del contatto
o ciclo della gestalt. Per adesso mi limito a dire che si tratta di
un ciclo di soddisfazione dei bisogni, può anche essere un ciclo di
emergenza, ma più in generale si riferisce alla capacità
dell'organismo di dare soddisfazione ai suoi stessi bisogni. E
aggiungo che per dar-si soddisfazione è necessario che i bisogni
vengano prima riconosciuti.
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