Lettere
mai spedite.
Ho
già affrontato, in una pagina addietro, la possibilità di scrivere
lettere a qualcuno e poi non spedirle, non recapitarle. Un'azione a
prima vista al di fuori dalla comune razionalità, certamente, ma
rientrante nel campo dell'intelligenza emotiva (Goleman). Qualche
domanda però è lecito che la razionalità ce la ponga. Che senso ha
scrivere lettere per poi non spedirle? Cercherò di rispondere
secondo la mia esperienza.
A volte ci si trova coinvolti
in amori tanto grandi, e dentro il cuore, invece, ci sentiamo piccoli
piccoli. Ecco, questo credo sia quel che successe a me. Questo
sentire grande, spesso, risulta incontenibile dall'anima, specie se è
un amore non vivibile; possono esserci diversità culturali tra i due
amanti, distanze fisiche, situazioni sociali, familiari, che
impediscono ai sentimenti di farsi avanti. Questa potrebbe essere una
risposta all'ego che chiede spudoratamente: Perché? La
scrittura diventa allora un mezzo per contenere l'incontenibile, il
sentimento trabocca sul foglio, si tinge di blu, di nero e, in un
certo qual modo, prende vita. Così l'anima stessa riprende vita e
nel fluire in sillabe, parole, quell'amore inconfessabile,
invivibile, impossibile, scorre via. Rigo dopo rigo. Pagina dopo
pagina. Mentre il dolore di un amore negato compie i suoi cerchi
nella scrittura, la scrittura stessa ci restituisce alla vita.
L'amore per l'altro diventato dolore per l'Io si sublima in amore per
il Sé, perché scrivere è prendersi cura del Sé. Quel Sé
superiore e quel Sé delle nostre profondità. Per questo,
inconsapevolmente, si scrivono lettere che non verranno mai spedite.
Sabato
3 dicembre 2011 h 20:30
Cara
Elisabetta, (nome inventato)
non
so se questa lettera ti giungerà per il semplice fatto che non so se
avrò il coraggio di consegnartela. E' veramente con molta
apprensione che mi accingo a scriverti, ma comunque sia, è una
decisione presa ormai. Spero tu stia a tuo agio a che ti sei messa
comoda perché ho molte cose da dirti. Cercherò di scrivere
calmamente e lentamente così che la mia calligrafia risulti chiara e
leggibile.
Desidero
che tu sappia, innanzitutto, che sei la persona che più di qualunque
altra è a conoscenza delle emozioni più intime e anche le più
importanti che, da qualche tempo a questa parte, mi accompagnano in
quello che è stato per me un periodo importantissimo della mia vita,
a partire dalla primavera del 2010. Debbo sottolineare, però, che la
mia malattia ha rappresentato in questo periodo, un segno. Un punto e
a capo nella mia vita.
Tu
più di ogni altra persona, sei stata capace di farmi aprire il mio
cuore,e questo mi ha permesso d'incontrare, mentre mi raccontavo a
te, le mie sofferenze e le mie gioie. Mentre scrivo mi sale una
commozione, sento che i sentimenti e le emozioni mi confondono e si
fondono anche e temo di esprimere concetti che nulla hanno a che
vedere con la natura della nostra relazione, per me sacra e
inviolabile. Non sto qui a scriverti per esprimere concetti o idee
della mente, ma per realizzare un desiderio, una intuizione, che è
quella di mostrarmi a te così come sono e al contempo di farti
incontrare la parte più profonda di me, la mia anima, ciò che non
si vede ma eppure ha una sua natura, la puoi ascoltare e con la quale
ci si può relazionare.
A
questo punto ho da esprimerti anche delle mie paure, una tra le tante
è quella che questa lettera, questa confessione a cuore aperto,
potrebbe spaventarti, allontanarti da me a farti allontanare, è
possibile che una parte di te reagisca in questo modo. Perché no?
Tale paura, la mia, non mi impedisce di continuare a scrivere, di
cercare un dialogo cuore a cuore, perché comunque sento che abbiamo
in comune qualcosa, ma questo è così sottile, così fragile.
Volendo
immaginare questa parte che ci accomuna mi sembra di vedere un
cristallo, pieno di luce, etereo. Ecco, di questo ne ho la certezza,
più volte ho meditato per scoprire se fosse un'illusione della
mente, se quel che sento per te nasce veramente dal mio cuore, più
volte mi sono interrogato per scoprire quale parte avesse bisogno di
te, quale mio bisogno avrebbe potuto essere appagato dalla tua
persona. E ho scoperto che non ho bisogni da soddisfare, che i miei
sentimenti non ti usano egoisticamente ma anzi ti elevano e si
fondono in quel cristallo.
Come
hai potuto ben constatare, un libro accompagna questa lettera, un
libro scritto da un maestro a te caro e che adesso è caro anche a
me, dopo averlo conosciuto. Trovare questo libro e portarlo dallo
scaffale di una libreria a casa mia è stato come un rapimento
d'amore, anche la prima lettura, poiché più volte l'ho riletto qua
e là, fa come voler saziare una fame d'amore. Scoprire che altre
persone sono capaci di scendere in profondità di una relazione
d'amore, come solo pensiamo o possiamo cercare di comprendere su di
noi, e di raccontarcela è molto appagante. Voglio dire che è bello
ritrovare, nelle pagine di un libro scritto da un maestro, emozioni e
sentimenti che ci appartengono e che già, per nostra esperienza,
conosciamo. E' come se Thich Nhat Hanh, con i suoi racconti,
esplorasse e analizzasse i miei vissuti.
Se
qualcosa in questa lettera, l'avrò dimenticata, oppure omessa di
scriverla, sappi che la troverai tra le righe di “Mente d'Amore”,
perciò te ne faccio dono.
Qui, in questa lettera, ci sono
le mie paure verso la donna. Innamorarsi e non dirlo all'amata,
confessare la paura di perderla (l'amata) senza averla ancora
conquistata adducendo (ad entrambi) anche la responsabilità di una
probabile fuga, rassicurarla che quel che provo è un amore puro,
senza bisogni, ecco, queste sono tutte paure. Potrei intitolare
questa lettera, adesso, dopo 4 anni dall'averla scritta, Paura di
amare, e il titolo non farebbe una grinza. Esiste nel testo
un'ambivalenza, come un desiderio, che alla pari di un istinto, mi
induce a parlare con Lei, da una parte, e un'impossibilità a non
poterlo fare, dall'altra. La lettera stessa esiste, in questo caso,
per via di questa impossibilità alla comunicazione e il pregio, il
merito di cui si fregia questa lettera mai spedita, è che simula
l'aver superato questo scoglio. Sappiamo bene che la mente non finge
anche quando finge, e che fingere di fare è un modo per fare quel
che non possiamo fare. Scrivendo questa lettera, compiendo questo
piccolo esercizio di diarioterapia, ho comunicato con lei, scrivendo
le ho parlato, scrivendo le ho detto quel che non avevo
il coraggio di dirle, dando così realizzazione al mio desiderio e
pace alle mie ansie d'amore. Il dono del libro è chiaramente una
deflessione dall'impegnarsi ad un comportamento concreto, da adulto.
Ti regalo un libro suggerendoti che quel che non ti ho detto potrai
trovarlo tra quelle pagine. Perché? Avrei potuto scrivere ti
regalo questo libro perché ti amo. A ben pensarci, rileggendo
ora, queste due parole “ti amo” non le ho mai scritte, sottinteso
si, ma mai mi sono dichiarato apertamente. Ti regalo questo libro per
comunicare una passione comune e un autore (maestro) in comune? Un
mezzo per rafforzare quel questo è così sottile, così fragile?
Anche qui è sottintesa la fragilità e si fondono in quel
cristallo. Un cristallo è qualcosa di puro, trasparente, senza
ombre, ma fragile, facile a rompersi.
Del libro gliene feci dono,
della lettera no.
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