Introduzione.
Il
titolo della tesi per il conseguimento del Master in Counseling è
"La diarioterapia: un viaggio alla scoperta del Sé”.
Fin
dal primo incontro con la mia tutor, il counselor che avrebbe
supervisionato la tesi, fu chiaro che le carte per esplorare questo
potente mezzo di auto-conoscenza, la diarioterapia, le avevo tutte.
L'aver pubblicato un libro con forti spunti autobiografici, mi ha
permesso di esperire sulla mia pelle quanto può far bene sedersi e
scrivere sulla propria vita, narrare le esperienze che ci hanno
segnato o che ci stanno segnando. Scrivere è come seguire un fiume
che scorre, tanto è ricco il flusso dei pensieri che si affacciano
nella nostra mente quando, finalmente, perché non è un esercizio
poi così facile e ne tanto meno spontaneo, quando finalmente ci
decidiamo a raccontarci. Raccontarsi nella diarioterapia è come
aprire uno scrigno su cui il tempo ha posato la sua polvere e
lasciato segni profondi. A pensarci bene quanto possono essere
preziose le nostre memorie? Quanta importanza diamo alle memorie che
come foto riempiono l'album della nostra vita? E' una considerazione,
anche questa, non sempre poi tanto ovvia. E' una considerazione che
non a tutti viene in mente. Anche questo, in un certo qual modo,
appartiene al mondo dell'intuizione, quell'intuizione che ha
accompagnato la trama della mia vita e che ho raccontato, rispettando
la privacy dei miei cari, nel mio libro dal titolo, per l'appunto,
L'Intuizione.
Sedersi
e scrivere, quindi, è un momento della memoria, è afferrare il
coraggio a due mani e decidersi di aprire lo scrigno che conserva
ricordi, immagini, nostalgie, gioie e dolori. A volte, come è
capitato a me, il coraggio viene a mancare, il respiro viene
trattenuto. Legati gli uni agli altri, come i grani del rosario, i
ricordi rimossi possono venire a galla nel viaggio della
diarioterapia e spesso le parole per riportarle sul foglio bianco ci
sfuggono, aleggiano nell'aria. Ci domandiamo se vale la pena
raccontare anche quel particolare all'apparenza insulso, importante
solo per noi, attori protagonisti di quel momento, quell'emozione,
quella che sentimmo allora, riuscirà a ri-vivere nelle parole?
Con
queste prime considerazioni mi avvio a compilare la tesi finale per
il conseguimento del Master in Counseling il cui argomento è la
diarioterapia.
Un'altra
considerazione riguardante questa tesi e il mio primo libro è che
entrambi questi due momenti molto formativi della mia vita, mi hanno
dato modo di esprimere e divulgare agli altri, al mondo che mi
circonda, quell'aspetto di me dedito all'introspezione che esercitavo
attraverso la scrittura, in privato, quando sentivo il bisogno di
raccogliermi e di accogliermi. I frutti di questi momenti sono tutti
gelosamente riportati in tanti diari, quaderni, agende, che da anni e
anni, praticamente dall'età di 11 anni, mi accompagnano nei miei
traslochi e nel viaggio della mia vita, raccontandone i momenti più
significativi, come i primi amori, le prime esperienze. Le gioie e i
dolori, in egual misura, erano (e lo sono) per me fonte
d'ispirazione. Mi viene da soffermarmi, oggi come oggi, che mai,
proprio mai, ho sentito il bisogno di rileggermi, di reincontrarmi
nei miei scritti. Qualche volta, è vero, ne ho preso qualcuno per
mostrarmi ai miei figli, e nel leggere loro qualche paginetta, mi
sono fatto scoprire nella mia adolescenza, e scendendo dal
piedistallo del genitore da cui, a volte, ci conviene dominare la
scena familiare, mi sono avvicinato alla loro adolescenza, alla loro
giovinezza.
Mentre
raccontavo alcuni aspetti della mia gioventù, leggendo dai miei
diari, sentivo che i miei figli si interessavano a me, alla mia vita,
in un modo nuovo, percepivano che anche io, tanto tempo fa, ero stato
come loro lo sono adesso. Anche quella circostanza è stata per me un
momento importante per essere vero, non solo come papà, per essere
vero come persona. Dei miei genitori, invece, non so molto. Il più
delle storie che li riguardano, del loro passato, l'ho appreso per
via terze. Non hanno mai amato raccontarsi, il loro censurarsi mi ha
spinto a riflettere che per loro, per i miei genitori, ricordare
equivarrebbe a smuovere gestalt dolorose e mai chiuse. Meglio tacere
e dimenticare. Il mio libro, sotto questo aspetto, invece, riporta
alla luce quelle verità mai pronunciate, soprattutto riporta alla
luce quei segreti che incatenano le famiglie e il cui potere sta
proprio nel fatto di essere dei segreti. Svelandoli alla calda e
solare luce del giorno, i segreti escono dal buio doloroso della
notte dell'anima, e i segreti non sono più segreti, le persone non
sono più incatenate le une alle altre, padri con figli, fratelli con
sorelle. Il mio libro è stato un atto di coraggio, soprattutto nello
svelare ciò che fino ad allora era segreto e potente. La misura era
colma quando iniziai a scriverlo.
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