lunedì 18 maggio 2015

Diarioterapia: La mia esperienza - 1/5


Una pagina importante.

Nell'estate del 2011 avrei dato la seconda sessione di esami per il conseguimento della qualifica di counselor. Ero al terzo anno e al quarto mese di supervisione. Il 3 di maggio mi diagnosticano una “massa di cellule non meglio identificata che si è stesa sulla corda vocale destra”. Avevo già da qualche mese problemi di voce bassa e rauca, ma dagli esami fatti fino a quel momento non “c'era niente” e, chiaramente, non c'era neanche una spiegazione dei miei problemi di voce. La vita però ci conduce sempre alla verità, anche se fa male. Fu così che un mio amico dottore mi spinse a prendere appuntamento da un suo amico otorinolaringoiatra. Una visita di dieci minuti fu sufficiente, per questo medico, per invogliarmi ad agire immediatamente affinché mi ospedalizzassi per sottopormi a successivi accertamenti. In verità fu molto chiaro ed esplicito: nove probabilità su dieci che lei ha un cancro alla laringe, mi disse.
Interruppi gli studi di counseling, mio malgrado, e dopo neanche una settimana, l'8 maggio del 2011, entrai in ospedale.
Riporto alcuni scritti che composi in quel periodo commentandoli con delle riflessioni psicologiche cercando di cogliere significati, simbolismi, stati emotivi.
21 giugno 2011 h.20:32
Stamattina, mentre stavo nel cilindro della risonanza magnetica, pensavo e riflettevo che ogni giorno che passa ed ogni esame clinico in più è un passo verso la vittoria. Riflettevo anche sul significato che queste malattie stanno dando alla ricerca scientifica, spingendo medici e scienziati alla costruzione di macchine sempre più sofisticate, in grado di fornire un numero sempre maggiore di informazioni sul funzionamento del corpo umano. In effetti, queste malattie hanno il privilegio di spingerci ad indagare sempre di più il corpo e le sue dinamiche. Stavo per addormentarmi tre volte nel tubo. Ci sono rimasto quasi un'ora. Stasera mi ha chiamato anche Giulia, e ieri sera invece mi ha telefonato Marina. (due colleghe del corso di counseling).
Questo scritto mi dà la sensazione che il cancro alla laringe, quanto meno in quel momento del decorso della malattia, non sia una grande preoccupazione. Ragionare sugli sviluppi della scienza e della tecnologia, proprio nel mezzo di un'esame importante e anche molto frustrante quale risulta essere l'esperienza della risonanza magnetica (immobilizzato dalla testa ai piedi nella semioscurità di un enorme cilindro di ferro) può sembrare un modo di deflettere dal problema, dalla sofferenza. Come potrebbe anche essere l'evoluzione di una maturità consapevole su un aspetto doloroso. Riporto qualche passo scritto precedente.
20 maggio 2011
Il chakra della voce è il chakra della comunicazione.
Cosa mi impedisce di comunicare?
Come mi fa sentire la mia incapacità di comunicare?
Ho risolto qualcosa non comunicando?
Penso di essere isolato?
Provo un senso di soddisfazione?
Mi sento frustrato/umiliato?
Provo rabbia per questa situazione?
E se fosse irreversibile? Come ti fa sentire questo?
Pensi che ci sia una soluzione?
E quale potrebbe essere una soluzione?
Risposta: Una soluzione potrebbe essere quella di dire la verità!
Un'altra soluzione potrebbe essere quella di parlare (quindi comunicare) con sincerità.
Erano trascorsi circa 2 settimane dal mio ingresso in ospedale e le domande erano ancora tante. Perché era successo quel che era successo? Perché proprio a me? Questo, in sintesi, anche se lo nascondevo addirittura a me stesso, il senso sottinteso delle domande che mi rivolgo. In grassetto sottolineato ho riportato fedelmente quelle due paroline dove sembra che stia parlando a qualcuno. A chi sto mi sto rivolgendo in quel momento? Chi è il mio alter ego? Sono io che mi vedo soffrire? Il Come ti fa sentire questo? e Pensi che ci sia una soluzione?” sembra il counselor che chiede al cliente. Vedo come uno sdoppiamento, io che pongo domande a me stesso. Evidentemente la voglia di sapere era tanta. Come pure di trovare una soluzione.
2 giugno 2011 9:28
Questo ospedale è un luogo di sofferenza, sento che le mie preghiere hanno un senso per tutti gli ammalati che sono qui ricoverati.
Sto aspettando i risultati della biopsia.
10 giugno 2011 h 22:00
Oggi ho riparlato con l'oncologo, il dott.Pepe, riguardo alla radioterapia in trattamento congiunto alla chemioterapia.
11 giugno 2011 h 7:30
Sono determinato a vincere, mi sottoporrò alla radioterapia e alla chemioterapia e trasformerò questo veleno in medicina. E' questa una grande occasione che mi si presenta per trasformare la mia vita, per trasformare la mia paura in coraggio.
11 giugno 2011 h 10:10
Ho confermato al dottor Cavaliere la mia decisione di andare in radioterapia più chemioterapia. Dopo 15 minuti vengo richiamato per firmare la mia decisione sulla cartella clinica e mi dicono che faranno al più presto ciò che c'è da fare poiché non posso aspettare tre mesi come d'ordinanza. Recitare per ringraziare e per allineare gli eventi secondo la legge mistica affinché tutto vada per il meglio. Grazie. Nam myo ho renghe kyo.
Nessuno tra familiari e dottori, fatta eccezione per l'oncologo, condividevano la mia scelta di evitare l'asportazione della laringe (corde vocali comprese) per sottopormi a trattamento alternativo (radio e chemio). Fu una scelta che pesò tutta sulle mie spalle e dovetti addirittura difendermi dalle accuse di superficialità che mi si muovevano contro. Le mie condizioni di salute, la mia voce bassa e sibilante, mi esimeva dallo spiegare le mie motivazioni intime, invitandomi ad agire più che a spiegare il mio agire; a rigor di logica, chiunque al mio posto avrebbe fatto altrettanto. Invece il dottore Pepe mi illuminò su un aspetto che non prendevo in considerazione nel mentre esaminavo le varie ipotesi di trattamento. Mi disse: “Sig.Boccia, esistono persone che mi dicono 'dottore faccia qualcosa, qualsiasi cosa purché mi togliete questa malattia' e altre persone che dicono 'dottore, fate qualsiasi cosa, basta che mi lasciate la voce'”. Una frase per illuminarmi sulla enorme diversità degli individui che compongono questa umanità.
A ben vedere il mio diario riporta fedelmente i momenti in cui prendo una decisione importante. Rilevo che non ci sono domande tra le righe di quei giorni, domande invece che riempivano le pagine dei primi giorni di degenza.

Scrivere mi aiutava a riflettere, a pensar-mi, a concentrarmi e anche a scaricare i momenti bui, quelli dove il dolore si fa sentire e dove a volte le lacrime offuscano le parole, confondendo i righi.

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