lunedì 18 maggio 2015

Il Counseling e il Sé: La Psicologia Umanistica-Esistenziale 3/3


La psicologia umanistica-esistenziale.

Il 1962 è senza ombra di dubbio l'anno di nascita della psicologia umanistica. E' l'anno in cui Abrahm Maslow (1908-1970) propone a molti colleghi tra cui Rollo May, Gordon Allport, Carl Rogers, Victor Frankl, di riunirsi in un'associazione avente la finalità di studiare il comportamento umano sulla base delle motivazioni positive degli individui. Nasce così il movimento della terza forza, le altre due erano rappresentate dalla psicanalisi e dal comportamentismo. Queste due ultimi movimenti psicologici adottavano un modello di uomo governato da pulsioni o istinti, quindi reattivo all'ambiente. Maslow e gli altri suoi colleghi contestavano questa visione pessimistica e meccanicistica dell'uomo, rifacendosi alle teorie della filosofia umanistica e a quelle della filosofia esistenziale.
Per la psicologia umanistica il concetto centrale è: l'uomo ha il compito di autorealizzarsi. Il fallimento di tale compito porterebbe sensi di frustrazioni e di colpa. Essendo le motivazioni le forze che ci spingono verso l'autorealizzazione, Maslow propone una teoria motivazionale. Egli individua una scala di motivazioni (la piramide di Maslow) che soddisfatte ci portano all'autorealizzazione. Le caratteristiche dell'uomo realizzato sono di cooperare in sinergia con tutte le parti della personalità per l'adattamento pieno alla vita.
Il contributo di Gordon Allport (1897-1967) nell'alimentare la terza forza è sicuramente quello di rivisitare in chiave storica i concetti di Io e del Sé formulati da molti autori di psicologia. Egli conia il termine autonomia funzionale per indicare quei comportamenti che, una volta appresi, si perpetuano senza bisogno di essere rinforzati.
Con Carl Rogers la psicologia umanistica-esistenziale raggiunge, molto probabilmente, il suo apice in termini di rivoluzione accademica. I suoi studi lo portano a formulare La terapia centrata sul cliente. La rivoluzione principale consiste proprio nel termine cliente, per Rogers, la psicologia (così come la medicina) deve essere al servizio di chi ne ha bisogno. Dal concetto di servizio al termine di cliente (in sostituzione del termine paziente) il passo fu breve. L'autorealizzazione di cui parlano i suoi colleghi, R. la definisce tendenza attualizzante e sostiene che ogni organismo è dotato di questa forza che lo spinge a sviluppare le capacità per mantenere, migliorare e accrescere l'organismo stesso. Quando questa tendenza a migliorarsi viene bloccata il processo di crescita dell'organismo subisce esso stesso un arresto e le persone, gli individui, sperimentano una grave rottura del loro senso di integrità. E' l'inizio di un cammino di sofferenza, la vita, per come la percepiamo, non è più la stessa, anzi diviene essa stessa fonte di dolore. Per Rogers, il compito primo del terapeuta (anche questa è un'altra rivoluzione) non è quello di aiutare il cliente a capire cosa gli è successo, a fornire uno strumento psicologico da usare per “risistemare” i suoi pensieri e le sue disfunzionalità, ma è quello di definire un spazio dove regni un clima di accettazione incondizionata (il setting), dove il cliente possa sentirsi a proprio agio e piano piano, riprendere il contatto con quelle parti di Sé, sentimenti, emozioni, valori, principi, atteggiamenti, comportamenti, che l'esperienza aveva scissi. I compiti del terapeuta, per R., quindi non consistono nell'orientare il cliente in una determinata direzione ma di creare le condizioni per lo sviluppo e il ripristino del processo interno al cliente. Per R. il cliente stesso è il processo e questo processo necessita di condizioni ben definite per ri-portarsi in una situazione di benessere. Queste condizioni sono tutte quelle che permettendo l'instaurarsi di un clima di fiducia tra il cliente e il terapeuta (alleanza terapeutica), agevolano l'autoesplorazione, chiarificano il mondo interiore, sviluppano il decisionismo. Tutte condizioni, queste, fondamentali per favorire l'autonomia esistenziale del cliente.
La psicologia umanistica riporta l'attenzione sulla persona che esperisce e non sul metodo. Pone attenzione ad alcune qualità umane come la creatività, la scelta, la valutazione e l'autorealizzazione. Mette in risalto il significato soggettivo della scelta e la ricchezza di potenziale umano contenuto in ogni individuo. Il counseling, figlio della psicologia umanistica-esistenziale, rimette in campo tutto ciò che di buono ha trovato nel cammino del sapere psicologico, ri-mettendolo al servizio del cliente.

Un discorso a parte va fatto per la Terapia della Gestalt, a cui Perls (1893-1970) ha dato tutta la sua vita, e dove sapere occidentale e orientale si fondono fino a formare un'unica teoria, da molti definita olistica. La gestalt, privilegiando il graduale sviluppo della consapevolezza (awareness) come premessa alla capacità di autoregolazione dell'organismo, disconosce il primato della libido come realtà pulsionale. Supera la dicotomia Es-Superio preferendo una visione olistica dell'individuo nel termine, più propriamente di origini orientale, espresso dal concetto del Sé. L'attenzione in cui il cliente è invitato a sperimentare se stesso (il proprio Sé quindi) è il momento presente. L’adesione alla concezione del fluire energetico come condizione di salute in antagonismo al blocco come espressione di sofferenza e di malattia, ricorda molto da vicino il pensiero di Rogers. L'unico istante di tempo dove il qui ed ora diviene senso e significato importante per la crescita della consapevolezza, è il momento presente. Il processo che porta Persl a definire la Terapia della Gestalt inizia nel 1926 quando viene in contatto, durante il lavoro di assistente di Goldstein, con la Psicologia della Forma. Quello che più interessa, e che riporterò poi nella descrizione della mia esperienza, è il ciclo del contatto o ciclo della gestalt. Per adesso mi limito a dire che si tratta di un ciclo di soddisfazione dei bisogni, può anche essere un ciclo di emergenza, ma più in generale si riferisce alla capacità dell'organismo di dare soddisfazione ai suoi stessi bisogni. E aggiungo che per dar-si soddisfazione è necessario che i bisogni vengano prima riconosciuti. 

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