lunedì 18 maggio 2015

Teoria della Diarioterapia: Il Diario Intensivo di Progoff 3/4


Il diario intensivo di Progoff.

La D.è una modalità di scrittura in cui gli avvenimenti sono elencati giorno per giorno. E' utile come strumento di unificazione dei processi psichici del cliente: la scrittura e la rilettura del diario intensivo permettono di cogliere la continuità dell'esperienza di vita. Il processo di scrittura, inoltre, rende tangibili i pensieri e le emozioni. Il primo beneficio della D. È una maggiore consapevolezza e accettazione di sé, poiché la scrittura è intima, privata, ci permette una migliore espressione dei nostri sentimenti, si fa amicizia con se stessi. Nella D. lo scrivere diviene naturale, protetto, e soprattutto creativo. Essendo un processo di autoanalisi la D. diviene autosostegno e autoesplorazione.
Un motivo di usare la D. nel counseling è quello di farne uso come soluzione parziale a una limitata disponibilità del colloquio di counseling. E' molto interessante l'aspetto del passaggio da una terapia su modello dipendente ad una di autosostegno (autonomia funzionale di Allport). Se usata in parallelo alle sedute di colloquio di counseling diviene una ricca fonte di dati psichici. Una crescita educativa la si può fornire al cliente rimandandogli simboli e significanti del suo scritto e al contempo, con una pratica assidua e metodica, si può rinforzare l'Adulto del cliente.
P. annota: “Scrivere un diario di solito prevede una registrazione cronologica e non strutturata degli avvenimenti, ma ciò non è sufficiente a favorire il cambiamento. E' necessario attivare grandi energie.” A questo proposito mi sovviene di altri autori che sostengono la medesima idea di P. Secondo Pennebaker, uno dei più recenti studiosi del potere della narrazione (self-disclosure – auto-rivelazione o rivelazione del Sé), ha condotto numerosi esperimenti, giungendo alla conclusione che esteriorizzare il vissuto legato a uno o più eventi di vita stressanti consente di elaborarli consapevolmente. Egli sostiene che il processo della scrittura rimette al centro delle attenzione dello scrittore il valore della riorganizzazione dei pensieri e delle emozioni tramite la traduzione in parole. Proprio Pennebaker ha costruito uno strumento apposito (l’Indagine Linguistica e Conteggio delle Parole – LIWC), scoprendo che chi scrive di traumi passati gradualmente riporta sempre più parole positive nel testo e sempre meno negative, con riferimenti crescenti a cause e spiegazioni.
Anche per Gidron si pone la domanda di come considerare i benefici della scrittura. Egli giunge alla medisima conclusione di Progoff: se è vero che scrivere aiuta, c’è da precisare che non equivale a fare una terapia. Per certi problemi bastano le nostre risorse, per alcuni possiamo avere bisogno di un piccolo sostegno, ma per altri c’è bisogno dell’aiuto di uno specialista. Scrivere fa bene, ma non risolvere quei problemi per i quali occorre una persona esterna, formatasi per aiutare a fronteggiare quelli più invalidanti.
Ritornando a Progoff, il d.i. di va diviso in sezioni per rispecchiare i processi di pensiero e percezione del cliente. Inoltre è necessario una rilettura periodica del diario per scoprire nuovi elementi di sé. A tale proposito P. inserisce un'apposita sezione dove riportare i feedback scaturiti dalla rilettura.
Vediamo più da vicino la struttura del d.i.
Sezione 1: Cosa sta accadendo ora nella mia vita?
Questa sezione raccoglie il flusso delle emozioni del cliente così come sgorgano dalla nostra interiorità. Più vengono riportate spontaneamente, più lo scritto si rispecchia nel flusso dei pensieri e delle emozioni e più il materiale raccolto è interessante psicologicamente parlando, per la sua genuinità. In questa sezione troviamo la cronistoria emotiva, i progetti, i dialoghi con persone reali (come quelli che si fanno nella gestalt per chiudere un dialogo interrotto) oppure si può giungere ad un dialogo con una parte sofferente del proprio corpo (generalmente si tratta di quella parte che ha somatizzato il disagio).
Lo scopo della prima sezione è quello di prendere contatto con il proprio vissuto e liberare le emozioni.
Sezione 2: Cosa me ne faccio di quel che ho scritto?
Nel rileggere la sezione 1 il cliente può passare ad individuare l'origine della crisi avviando un dialogo interno ed esplorando il proprio immaginario. Questa è tipicamente una fase di autoesplorazione. P. la suddivide in 7 passi.
1 – Riconoscere di stare male;
2 – Riconoscere che chi sta male è il bambino interno;
3 – Trovare le giuste parole per definire la sofferenza;
4 – Ricercare nel passato la causa che ha scatenato il negativo presente;
5 – Individuare i colloqui avuti con i genitori per comprendere la sofferenza del bambino;
6 – Farsi una domanda: come posso cambiare il mio stato d'animo?
7 – Monitorare i propri comportamenti per evitare la medesima transazione sofferente.
Sezione 3: Obiettivi.
In questa fase ci si prefigge 3 obiettivi: a breve, a medio e a lungo termine.
E' necessario agire con praticità e scomporre il percorso in piccoli e dettagliati passi. Descrivere mentre ci si “vede” ad obiettivo raggiunto usando termini positivi nel qui ed ora (come se l'obiettivo fosse già raggiunto). Anche in questa sezione, come nella prima, è necessario porsi domande. L'obiettivo è stato raggiunto? E se si quando? E' stato modificato?
Sezione 4: Sintesi.
Ora il cliente è pronto per operare una sintesi realistica e più serena della situazione descritta nella 1° sezione. E' necessario rileggerla alla luce della situazione presente per cogliere la continuità dell'esperienza. Riportare i cambiamenti, il modo in cui ha operato, e come si rapportato ai vissuti e ai disagi.

Sotto molti aspetti il D.I. di P. mi ricorda il ciclo della gestalt. Va di per sé che i processi di trasformazione e di crescita verso uno “stare meglio” debbono avere “necessariamente” una base e un filo conduttore comune. L'aspetto geniale che caratterizza il D.I. è l'insieme dei registri che P. istituisce per monitorare settorialmente il processo del cliente. Egli distingue il registro del presente da quello quotidiano e da quello della vita passata, la storia del cliente. Poi inserisce un registro dei sogni, uno delle immagini crepuscolari e uno delle meditazioni. Il risultato finale è un sistema di scritti che rispecchiano i vari aspetti del cliente e dentro cui egli può rivedersi e soffermarsi. 

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